Nella mia stanza
Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante...
Mi avete però messo qui, e vi narrerò. Un adolescente del mio tempo, come sono io, non può avere spazio mentale per tutti questi collegamenti. Li comprendo, certo (non sono mica stupido!), ma...non mi appassionano, tutto qui.
Anyway: entrava di traverso nella mia camera, la luce di marzo. Giocava con i suoi colori a riflettersi verso le montagne di fronte e a rimbalzare poi verso di me. Che vuoi fare, in un pomeriggio di marzo? Studiare. Storia, per di più...”Alto Medioevo”, una noia abissale. Guardate la foto, e capirete.
Trillo di WhatsApp: almeno cerchiamo di capire se si fa qualcosa stasera. Si tratta di andare al cinema. Un amico mi scrive: «Stefano, ke si fa? Ki viene?». E io: «Ma se nn ho neanke capito ke film!». Già. Odio andare al cinema “al buio”!
Non lo so perché questo evento così “solito e banale come tanti” ha attirato l’attenzione. Secondo me “non merita nemmeno due colonne su un giornale”. So solo che –ovviamente!– ho iniziato a organizzare la serata con i miei amici. Lasciando che il canale di vento portato da quel giorno di marzo nella mia camera, in un pigro pomeriggio di primavera che accarezzava la casa dolcemente silenziosa, studiasse per suo conto il mio libro. Sfogliandolo.
Dopo qualche pagina, il vento lesse una storia riguardante un processo avvenuto nell’anno 960 che riguardava alcuni territori contesi. Il paragrafo si intitolava Il Placito di Capua. Ero distratto da troppe altre cose, quel giorno non capii il nesso. Per fortuna: ognuno vive il suo tempo declinandolo essendone immerso dentro. Estendendo la storia senza accorgersene. L’identità di una generazione, se la sceglie la generazione stessa. E...volete mettere una serata al cinema con l’iscrizione che vedete nella figura all'inizio di questo post? Non c’è Storia!
Farewell! :)